jueves, 23 de julio de 2009

Da agosto scatta la riforma europea sul sistema Vino. Vi spieghiamo come funziona, chi "vince" e chi "muore"


di Ignazio Panzica
Dall’1 agosto prossimo scattano i primi effetti della riforma europea dell’Ocm (Organizzazione comunitaria di mercato) “settore vitivinicolo”. E quando cambiano le cose - si sa come va - si provocano effetti contrastanti: c’è chi ci costruisce sopra il monumento della propria fortuna; c’è chi, invece, ci rimane sotto le macerie della sfortuna di una impresa agricola che frana improvvisamente, perché nell’impossibilità di reggere gli aggravati costi aziendali. Cercheremo di spiegarvi chi “morirà”, chi “resterà ferito”, chi diventerà un piccolo Re del settore.
La UE, per l’Italia, ha stanziato per il quinquennio 2009-2014, la bellezza di un miliardo e ottocento milioni di euro, per una serie di misure che includono la riconversione dei vigneti (557milioni), la promozione del vino italiano (377 milioni), una serie di investimenti nel settore (238 milioni). Vi sono, pure, “misure” che chiameremo “negative”, in quanto sussidiano il settore sia dal punto di vista della distillazione (360 milioni), che da quello dell’arricchimento con mosto concentrato (250milioni). Quest’ultima parte e’ la “vittoria” italiana che fa da contro altare alla concessione dell’uso di saccarosio per arricchire i mosti dei vini del Nord Europa.
La prima notizia eclatante è quella della definitiva cessazione dei contributi a fondo perduto ai produttori per la distillazione da uve. La notizia ha il suo peso economico per i siciliani, perché la Sicilia è sempre stata nel settore al primo posto in Europa. Sia per professionisti di livello – un esempio per tutti Nina Bertolino, numero uno al mondo, con distillerie in ogni dove del Mediterraneo (Spagna, Ucraina, Sicilia, Grecia,etc) – che per l’ampia diffusione numerica dei produttori vitivinicoli che hanno sempre aderito “all’ammasso del distillato”, con particolare riferimento alle tante cantine sociali operanti da decenni.
Con la sensibilità professionale che lo contraddistingue, Dario Cartabellotta, neo DG “dell’Istituto regionale Vite E Vino” , ha provato a convocare, alla “Sala gialla” dell’ARS, una sorta di Stati generali del vino siciliano. Per alzare il tasso di informazione su queste “novità” e sentire gli umori dei produttori e delle loro associazioni rappresentative. Un modo, anche, per prepararsi meglio, sul fronte delle responsabilità in capo alla pubblica amministrazione competente in materia, che dovrà affrontare il rush finale della Riforma. Quando la Regione dovrà emanare l’eventuale proposta di nuovo disciplinare sulla “DOC Sicilia”che i produttori presenteranno (con l’obbligatorio consenso del 66% di terreni a vigna), che dovrebbe entrare in funzione dopo il 2010, con nuove prescrizioni.
La seconda grande novità, conseguente, è la norma che “accompagna” l’estirpazione volontaria” dei vigneti, che in Italia coinvolgerà 200mila ettari, di cui un terzo probabilmente in Sicilia. Norma da attuare in cinque anni, con un sistema flessibile, e con limitazioni a discrezione dello Stato Membro per particolari aree.
La terza grande novità riguarda la ristrutturazione e riconversione dei vigneti. Si va dalla “vendemmia verde” ai fondi mutualistici contro le fluttuazioni di mercato ed alle assicurazioni sui raccolti contro disastri naturali. Ma soprattutto, andiamo incontro ad una revisione regolamentare sia delle classificazioni DOC (denominazione di origine controllata) che della IGT( indicazione geografica territoriale), le quali saranno accomunate dalla stessa base normativa, mentre la registrazione sia delle DO che delle IG passerà per competenza a livello comunitario. A partire dal 1° gennaio 2016, poi, sarà abolito il sistema restrittivo dei diritti di impianto in tutta l'UE.
La quarta, ultima, clamorosa novità, è un massiccio stanziamento per azioni, iniziative ed eventi, finalizzati a promuovere i vini italiani sui mercati esteri – ma udite! udite! – solo quelli extra-UE. Roba non da poco, se si considera che si tratta di ben 15 milioni di euro, a regime, per la Sicilia, dal 2012.
“La fine del sostegno finanziario europeo, e statale, alla distillazione da uve , per quanto traumatico possa apparire in Sicilia, non è di per se una cosa così grave – puntualizza Cartabellotta – perché tutte le altre nuove misure europee, recepite dall’Italia (regolamento n°479/2008 Consiglio dei Ministri) introducono opportunità di tanti tipi, sopratutto nel campo della commercializzazione. Per sfruttare vantaggiosamente le opportunità contenute nella Riforma, è’ ovvio, però, che la Regione, tramite il nostro Istituto, dovrà farsi promotrice sia di ampie aggregazioni territoriali tra produttori vitivinicoli, che provvedere ad un attento coordinamento delle iniziative promozionali nei paesi extra UE”.
In sostanza, con l’occasione di una grande DOC-Sicilia, potrebbe nascere e crescere il “brand-Sicilia”, capace di saper contraddistinguere il vino siciliano “figlio del sole”. Ma, toccherà, poi, alla perizia ed alla lungimiranza dei vitivinicoltori siciliani, sapere caratterizzare distintamente queste produzioni, per specifica tipologia di cultivar dell’uva (per esempio: bianca e nera, inzolia e nero d’avola, etc), e per sottozona di produzione(per esempio: Belice o Etna, etc). “Produzioni che immesse su un mercato globale, nel quale la competizione commerciale sta diventando ogni giorno più dura, potranno solo raccogliere nuovi consensi – incalza Cartabellotta – se l’insieme del vino siciliano manterrà i livelli qualitativi maturati e conquistati negli ultimi dieci anni” .
Dice Giacomo Rallo, patròn di Donnafugata (e vice Presidente nazionale del settore vino di Confindustria): “La nuova OCM ce l’abbiamo e ce la dobbiamo tenere. La fine della distillazione ed il ridimensionamento della quota dello sfuso, è un altro grande passo commerciale di sistema verso la qualità. Naturalmente, la Regione d’intesa con lo Stato devono attivarsi perché a causa di questa rivoluzionaria Riforma nessun vitivinicoltore siciliano venga lasciato indietro, ed abbandonato a se stesso. Non possiamo correre il rischio opposto della desertificazione delle campagne, dopo aver assistito al recente trend di affollamento nel settore”.
Spiega Antonino Inzerillo, Presidente della Cantina dell’Alto Belice ( San Cipirrello, 650 soci, 1650 ettari di vigneti,160mila quintali di produzione annua), e uomo forte della Lega delle Cooperative nel settore in Sicilia: “ Questa riforma che allarga a tutti la DOC è certamente un valore aggiunto, un occasione in più per i vitivinicoltori siciliani. Ma diciamocela tutta, che ne facciamo del milione di ettolitri che giacciono ancora stipati nelle cantine in Sicilia, in previsione dell’ammasso da distillare? Certo c’è una previsione europea di scappatoia , il regime di transizione per due anni, ma si parla di un prezzo di indennizzo di 1.70 euro al litro. Molto poco. Che rischia di far saltare subito le imprese agricole, che in via esclusiva, o complementare, accedevano solitamente alla distillazione. Ecco perché nella sua emananda norma di regolamentazione la Regione siciliana potrebbe, opportunamente, prevedere la concessione di un sovraprezzo aggiuntivo di erogazione di 70 centesimi, per un esborso complessivo di contributi nell’ordine di appena 10 milioni di euro. Anche nel caso del sostegno al reddito per chi espianta le viti attorno ai 900 euro per ettaro, per evitare una repentina desertificazione delle campagne siciliane, il provvedimento potrebbe essere esteso almeno per altri tre anni”.
Conclude Nino Russo Presidente delle Cantine Riunite di Sciacca (800 soci ed 85mila quintali di produzione) : “Al di là dei problemi concreti che porrà il rodaggio sul terreno concreto dell’applicazione di questa nuova OCM, bisognerà tenere conto del dramma di quelle cantine sociali che hanno curato sino ad ieri solo l’ammasso per la distillazione. Sono destinate a chiudere, con tutte le ovvie implicazioni sociali ed economiche del caso. Cosa vuol fare la Regione ? E ancora, la unificazione in una sola DOC – uguale per tutti - di tutto il vino siciliano, non ci espone alla banale casistica della vendite sottocosto all’estero, sputtanando i prezzi degli altri concorrenti corregionali,alla faccia del,solo, prevedibile aumento dei costi di produzione dell’imbottigliamento? Anche in questo caso cosa farà la Regione?”
“Faremo tutto ciò che è necessario ed opportuno – risponde con aria pensosa Cartabellotta - ma in questo nuovo e concretissimo sistema di mercato europeo ed extraeuropeo, la prima ed ultima parola spetta ai produttori siciliani, ed alla loro capacità di saper fare, insieme, sistema”.